Grafene e l’Italia

Foglio di grafene

Pomili Demolizioni Speciali, 1° impianto con qualifica AVEI (Autodemolitore Veicoli Elettrici e Ibridi), è lieto di condividere con voi le novità rispetto le tecnologie al grafene sviluppate in Italia.

Il grafene è un materiale scoperto nel 2004 dai due fisici Andrej Gejm e Konstantin Novosëlov dell’Università di Manchester, e gli è valso il premio Nobel per la fisica 2010. Questo materiale è costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio e sostanzialmente molteplici strati di grafene sovrapposto compongono la grafite.

Gli studi sul grafene hanno permesso di evidenziare determinate caratteristiche:

  • proprietà elettroniche, è un ottimo conduttore elettrico e inserito nel complesso delle batterie agli ioni di litio ne aumenta considerevolmente capacità, riducendo sensibilmente i tempi per la ricarica;
  • proprietà ottiche, un singolo strato di grafene è in grado di assorbire circa 8 volte le radiazioni della luce rispetto un film in silicio dello stesso spessore;
  • proprietà termiche, è un ottimo conduttore termico, secondo solo al diamante;
  • proprietà meccaniche, 100 volte più resistente dell’acciaio, contenendo un peso nettamente inferiore.

Anche l’Italia, come altri Paesi Europei (tra i quali la Germania) e concorrenti esteri (primi su tutti la Cina), concorre allo sviluppo delle tecnologie al grafene. Grazie a una pubblicazione scientifica sulla rivista internazionale Chemistry of Materials, la start-up BeDimensional e l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) in collaborazione con Enel Green Power, descrive come un nuovo tipo di elettrodo con grafene sia in grado di rendere più efficiente le attuali batterie a flusso al vanadio, raggiungendo il 94% di efficienza energetica.

Come apprendiamo dal comunicato stampa del 8 giugno scorso sul sito istituzionale della start-up BeDimensional, questo studio dimostra come può essere efficientato l’immagazzinamento di energia proveniente da fonti rinnovabili come campi eolici o fotovoltaici, sistemi di raccolta di energia che vedranno una significativa diffusione nei prossimi anni.

Rispetto ai metodi tradizionali per l’immagazzinamento energetico da fonti rinnovabili, le batterie a flusso al vanadio sono più sostenibili e sicure. Il vanadio, infatti può essere recuperato da residui della produzione industriale di acciaio o da sottoprodotti di combustioni in centrali termoelettriche al contrario del litio la cui estrazione risulta essere sempre meno sostenibile. Inoltre le batterie a flusso godono di un sistema di funzionamento con meno criticità in termine di sovraccarico o surriscaldamento e non necessitano di complicati sistemi di controllo per aumentarne la sicurezza come nel caso delle batterie tradizionali al litio.

La collaborazione tra Enel Green Power e IIT, con il successivo ingresso di BeDimensional e il deposito di un brevetto, aiuterà questo nuovo processo di produzione di elettrodi per batteria a flusso al vanadio a raggiungere il mercato entro i prossimi 3 anni in modo da essere pronti per il potenziamento dei sistemi di raccolta di energia rinnovabili previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

 

 

Fonti: American Association for the Advancement of Science, Bedimensional, Economy, Punto Informatico

Immagine principale da Google Licenze Creative Commons

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